Intervista a Riccardo Fava, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Baltur, alla vigilia della riapertura del 4 maggio.

Come ha reagito la Baltur al lockdown?

Già dal 9 marzo, abbiamo ottemperato a tutte le indicazioni e delibere di Governo, applicandole con puntualità e tempestività. Nei giorni seguenti è arrivato il Decreto (DPCM, 22 marzo 2020) che chiudeva le aziende, a eccezione dei codici Ateco, in cui la Baltur rientra solo per alcuni codici come parte della filiera. Quindi abbiamo chiuso e continuato a operare con circa venti dipendenti in smart working e poche persone all’iterno dell’azienda, per svolgere la funzione di alimentazione di filiera. Sostanzialmente abbiamo fornito e venduto ricambi e prodotti già disponibili a magazzino.
In seguito, a fronte di sollecitazioni da parte di clienti, in particolare da Ospedali esteri, abbiamo ottenuto l’autorizzazione a far rientrare una ventina di pesone per produrre le commesse, applicando tutte le disposizioni di sicurezza: il distanziamento, l’uso di mascherine e gel, la sanificazione periodica dell’azienda.

Quali mettete in campo alla vigilia della riapertura?

La Baltur è pronta a riaprire in totale sicurezza.
L’azienda è periodicamente sanificata, la mensa è chiusa. Abbiamo predisposto distanziamenti con schermature in plexiglass e il rilevamento della temperatura, a garanzia della sicurezza delle persone, che avranno a disposizione tutti i kit di protezione individuale e potranno contare sul Medico aziendale.
Purtroppo non saremo tutti al 100%. Alcuni dipendenti saranno in cassa integrazione, altri in smart working.

Per dare un po’ più di serenità ai dipendenti e far sentire l’azienda vicina, a inizio marzo ho definito un polizza assicurativa che garantisce a tutti un’indennità giornaliera, in caso di malattia, e una indennità di convalesceza e assistenza post ricovero in varie forme. Inoltre abbiamo dato la piena copertura ai dipendenti per la cassa integrazione, che la Baltur paga anticipatamente e puntualmente.

Qual è la sua formula per il rilancio dell’economia?

Questa situazione ha un tragico effetto sulle aziende e su tutti noi, perché ha determinato un blocco delle attività, ha compromesso il fatturato, le vendite ma anche gli incassi di ciò che è stato fatturato prima. Questo genera e genererà un buco di introiti e di liquidità molto importante, che imprese sane e solide come la Baltur possono sostenere, ma non la maggior parte delle aziende.
Quindi per superare questa fase critica, la formula è immettere liquidità nel sistema, alle aziende e al paese, per permettere di non chiudere e non fermarsi.
Una liquidità ovviamente intermediata dalle banche che richiede un servizio tempestivo ed efficiente da parte delle stesse.

Le aziende inevitabilmente si indebiterranno, forzate dalla situazione, e pagheranno questo debito nel tempo. Nelle prossime settimane si spera di vedere ripartire la domanda, gli ordini dall’italia e dagli altri mercati del mondo.
Questo avverrà, ma sarà graduale, quindi realisticamente anche la Baltur avrà un periodo di recupero, che passerà attraverso il lavoro a intermittenza con cassa integrazione e in smart working, e bilanci che saranno in sofferenza.

Lei spesso ha definito le Persone il vero patrimonio della Baltur, qual è il suo messaggio di incoraggiamento in questo momento?

Baltur sta vivendo un periodo storico molto complicato.
Veniamo da anni molto difficili. Ma i dipendenti credo sappiano di poter avere fiducia nell’impresa, nel fatto che c’è un imprenditore che ha una dedizione, un’attenzione e un impegno assoluti, sotto tutti i punti di vista.
La Baltur è un’azienda familiare. La proprietà è qui, nel territorio, vive in azienda, in simbiosi totale con l’impresa da 70 anni, e ha un rapporo diretto con tutti i propri dipendenti.