Avete mai visto le termografie degli edifici che non si sono ancora adeguati alle nuove normative Ue?
L’effetto è impressionante. Senza contare che a far le spese della dispersione termica e dell’inefficienza energetica non sono solo i proprietari di questi immobili ma tutti noi.
A spiegarne cause e ragioni il Responsabile Product Manager Luca Trentini e il Responsabile Area Prevendita Andrea Frassinelli di Baltur.
Trentini: “Il problema principale è dovuto ad una scelta di materiali costruttivi di qualità molto bassa e ad una progettazione della struttura non sviluppata secondo calcoli e valutazioni orientate al risparmio energetico.
Soprattutto negli anni ‘70, l’obiettivo principale di molti costruttori era quello di fornire immobili con strutture a basso costo ma che, rivenduti ad un prezzo elevato, permettessero di guadagnare il più possibile. Questo è andato ovviamente a discapito della qualità degli immobili stessi, rendendoli molto onerosi da un punto di vista energetico, perché di fatto si tratta di strutture a bassa inerzia termica e con coefficienti di trasmissione molto alti”.
Frassinelli: “Siamo abituati ad immettere ogni giorno nei nostri immobili energia sotto forma di calore, prodotto tramite impianti di riscaldamento funzionanti nella maggior parte dei casi a gas, ma senza porre mai attenzione all’involucro che dovrebbe poi contenerla. E non aiuta di certo il patrimonio edilizio italiano, ad oggi ancora composto per la stragrande maggioranza da edifici sia pubblici che privati datati e obsoleti, di certo non progettati con l’accortezza e con le caratteristiche necessarie al contenimento di energia e consumi”
Trentini: “Da parte delle istituzioni si nota una certa negligenza. Esistono sì normative che regolano la progettazione delle strutture o degli impianti, ma di fatto non c’è alcun obbligo legislativo a seguirle. Le istituzioni, da questo punto di vista, non sono state assolutamente presenti. Solo da pochi anni, su pressione dell’Unione Europea, sono state recepite anche dall’Italia alcune Direttive obbligatorie per i Paesi membri, che impongono standard di progettazione strutturale e impiantistica finalmente molto alti, anche allo scopo di raggiungere gli obiettivi del 20-20-20”.
Frassinelli: “Le istituzioni hanno principalmente responsabilità di tipo legislativo e di controllo. Le normative europee degli ultimi anni sono state piuttosto confusionarie e frammentate su questi temi, con conseguenze dirette sul recepimento a livello Nazionale”.
Frassinelli: “Credo che la chiave sia ridurre i consumi di energia. Per farlo, esistono varie strade e molteplici sono le soluzioni percorribili. Sicuramente, il primo passo per riqualificare, e qui mi riaggancio all’aggettivo “colabrodo” citato in precedenza, è “frenare” questa dispersione termica, intervenendo sulla struttura”.
Trentini: “Fino a qualche anno fa, si pensava infatti che risparmiare volesse dire solo intervenire sull’impianto termico dell’abitazione ma, di fatto, il vero risparmio energetico parte da una riqualificazione della struttura. Nell’immobile, con un intervento di coibentazione esterna e di sostituzione degli infissi, è possibile già ridurre del 30% quelle che sono le dispersioni termiche, quindi anche la spesa di energia primaria necessaria per riscaldare o raffreddare gli ambienti”.
Trentini: “Principalmente, gli interventi sono due: il primo e meno invasivo, è la sostituzione degli infissi dell’abitazione, utilizzandone di ultima generazione con tripla guarnizione sul serramento e con vetrocamera, per esempio. Questo porta ad un beneficio a livello di risparmio già intorno al 10-12% sull’immobile.
Il secondo intervento è quello che va a limitare la dispersione termica sulle strutture opache ed è il “cappotto esterno”, applicando cioè sulle pareti dell’immobile una lastra costituita da materiali isolanti, in grado di ridurre il coefficiente di trasmissione dell’energia termica dall’interno verso l’esterno e viceversa, oltre ad aumentare l’inerzia termica della struttura”.
Trentini: “Gli interventi sulla struttura sono visti come molto invasivi e in parte lo sono, per via delle attrezzatture che questi interventi obbligatoriamente richiedono.
Ma si guarda solo al disagio. Facendo un lavoro preventivo di progettazione e simulazione economica, infatti, si vede come per questi interventi ci sia un tempo di recupero del costo che non va oltre i tre anni. In altre parole, in tre anni, con quanto risparmiato a livello energetico si ripagano gli interventi stessi. Questo dovrebbe essere spiegato più adeguatamente all’utente finale, attraverso una comunicazione semplice ed efficace, purtroppo non sempre nelle corde di chi approccia le utenze”.
Frassinelli: “Esistono attualmente agevolazioni fiscali mirate per l’appunto alle diverse tipologie di intervento percorribili. Le principali: detrazione fiscale del 65% legata all’efficientamento energetico, il 50% per la ristrutturazione edilizia e il nuovo Conto Termico 2.0, revisionato negli ultimi mesi, che ha reso ancor più fruibile questo strumento di payback”.
Trentini: “La nostra azienda propone soluzioni impiantistiche che, abbinate alla riqualificazione della struttura, possono ulteriormente aumentare il risparmio per l’utente sulla spesa dell’energia primaria, a partire da generatori tradizionali a condensazione, quindi caldaie murali, per arrivare alle tecnologie rinnovabili, in particolare ad un’ampia gamma di pompe di calore e al solare termico. Il nostro impegno è inoltre quello di trasmettere un messaggio chiaro agli utenti, facendo capire quali soluzioni siano, di volta in volta, le più idonee, a partire dalla semplice installazione di un controllo di temperatura ambiente fino all’utilizzo di sistemi integrati”.
Frassinelli: “Immettendo sul mercato prodotti sempre più efficienti dal punto di vista prestazionale, ma anche a minor consumo energetico, obiettivi sui quali si fonda da sempre la mission aziendale”.
Frassinelli: “Credo davvero che sia l’unica strada percorribile al momento. Negli ultimi decenni c’è stato un grosso “consumo” di suolo pubblico destinato all’edificazione di aree residenziali che, in conseguenza alla crisi, sono poi rimaste incompiute, mettendo in ginocchio moltissime imprese italiane e gli stessi istituti bancari. Questo può essere di fatto un buon punto da cui ripartire.
Senza dimenticare inoltre che la riqualificazione energetica tocca un altro aspetto importantissimo legato alla sicurezza delle persone. E qui mi riferisco in particolar modo alle aree colpite dai più recenti sismi avvenuti nel centro Italia, compresa quella ove ha sede da oltre 65 anni la nostra azienda. È quindi giusto riqualificare edifici per la riduzione dei consumi energetici ma in primis per la sicurezza delle stesse persone che quegli immobili li abitano”.